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Salviamo la natura
Il quarto Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia suggerisce 8 transizioni per salvaguardare la biodiversità e ripristinare gli ecosistemi dai quali dipende la nostra vita
Il quarto Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia, pubblicato dal Ministero per la transizione ecologica, lancia un messaggio molto chiaro: "la biodiversità sta declinando a un livello senza precedenti e le pressioni che guidano il declino si stanno intensificando".
Non meno d'impatto quanto si legge nell’ultimo Global Biodiversity Outlook, (GBO 5), il quinto prodotto dalla Convenzione sulla diversità biologica, pubblicato nel 2020, che afferma che "l’umanità è a un bivio per quanto riguarda il lascito che consegniamo alle future generazioni".
La biodiversità possiede un ruolo cruciale nel fornire cibo, acqua, energia, materiali, medicinali e risorse genetiche, inoltre è fondamentale per determinare e regolare il nostro clima, garantire la qualità dell’acqua, contenere l’inquinamento, assicurare i servizi di impollinazione, fino a ridurre gli impatti di inondazioni e siccità.
Il GBO 5, documento delle Nazioni Unite, sopra richiamato, ha evidenziato come la comunità internazionale non abbia raggiunto nessuno dei 20 obiettivi (conosciuti con il nome di Biodiversity Aichi Targets) del Piano strategico mondiale per la biodiversità per il periodo 2011-2020.
Ora si apre un nuovo decennio, che verrà lanciato proprio dalle Nazioni Unite, in occasione della giornata mondiale dell'Ambiente, il prossimo 5 giugno.
A livello nazionale, lo stato della natura è fotografato dal quarto "Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia", dove si suggerisce di intraprendere la strada delle 8 transizioni per salvaguardare la biodiversità e ripristinare gli ecosistemi dai quali dipende la nostra vita. Si tratta della transizione verso:
- la difesa delle foreste e del suolo
- l’agricoltura sostenibile
- sistemi alimentari sostenibili
- una pesca sostenibile e un utilizzo sostenibile degli oceani
- città e infrastrutture sostenibili
- l’uso sostenibile delle acque dolci
- un’azione sostenibile per il clima
- un approccio One World, One Health, responsabile per la biodiversità.
Il Comitato Capitale Naturale per l’Italia, che ha curato il rapporto, propone di attivare nel nostro Paese tutte le otto transizioni, individuando come data di partenza il 2020 e come data finale il 2030. In questo lasso di tempo, gli obiettivi sono quelli di:
- bloccare la perdita della biodiversità
- invertire i processi di degrado degli ecosistemi
- vedere i primi risultati di una grande “opera pubblica” di ripristino dei nostri ambienti terrestri e marini, che costituiscono la base fondamentale del benessere e della salute di noi tutti.
Per dare concreta attuazione a quanto proposto sono necessarie azioni di ripristino dei nostri ecosistemi, che puntino in particolare a
- creare infrastrutture verdi (Green Infrastractures)
- applicare soluzioni basate sulla Natura (Nature’s Based Solutions).
Per quanto riguarda quest'ultime, di recente, l'Agenzia europea per l'ambiente ha predisposto uno specifico report sulle soluzioni rigeneratrici e riparatrici basate sulla natura, dove sottolineava come queste si mostrino in grado di ripristinare in modo sostenibile gli ecosistemi per ridurre la perdita di biodiversità e la degradazione, aumentando, nel contempo, la resilienza della società agli impatti del cambiamento climatico.
Il WWF ha affrontato il tema nel suo report "Valore Natura - Rigenerare il capitale naturale per il futuro delle persone e del Pianeta", facendo esplicito riferimento alle soluzioni ispirate ai processi naturali (nature's based solutions o bio based), rigenerativi degli ecosistemi, che hanno lo scopo di usufruire dei servizi ecosistemici e riscostruire la resilienza dei territori, anche quelli maggiormente sfruttati, come le aree urbane e metropolitane, contribuendo, in particolare, all’adattamento al cambiamento climatico.
Il report dell'associazione ambientalista riporta alcuni esempi di soluzioni basate sulla natura, anche molto semplici, come:
- l'utilizzo della vegetazione autoctona al posto del cemento per controllare l'erosione del suolo e ridurre il deflusso dell'acqua lungo gli argini stradali, il ripristino di bacini idrografici su scala paesaggistica per migliorare la qualità e la disponibilità idrica di intere regioni;
- il ripristino e l'implementazione delle foreste, compresi mangrovieti, zone umide, savane, barriere coralline e altri ecosistemi rappresentano soluzioni naturali per contrastare il cambiamento climatico. Il solo ripristino delle foreste naturali e delle torbiere può contribuire a più di un terzo degli sforzi necessari per mitigare il cambiamento climatico entro il 2030.
Sono molteplici gli studi che dimostrano come gli interventi di rinaturazione comportino non solo benefici ambientali ma anche sociali e ritorni economici non indifferenti, dati dal fatto che metà del prodotto interno lordo (PIL) globale dipende dalla natura.
A livello mondiale, si stima che le possibilità di avviare progetti di rinaturazione sono davvero ampie: 6 miliardi di ettari a livello globale sono completamente degradati (ovvero un territorio di dimensioni di 20 volte la Francia) e circa 2 miliardi di ettari di ecosistemi sono disturbati, offrendo quindi grandi opportunità di ripristino.
Una sfida ma anche una grande opportunità per il futuro.
Per approfondire, leggi il Quarto rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia
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